Nel giro di pochi giorni, l’abbiamo avvertito tutti, siamo passati da temperature miti, quasi primaverili e sicuramente “fuori tempo massimo”, al ritorno in grande stile della “nebbia agli irti colli”, freddo e umidità, insieme ovviamente ai mali tipici di questa stagione. Raffreddore, influenza, faringiti, tonsilliti, tosse si preannunciano quasi sempre con la comparsa del mal di gola e la sensazione di secchezza, bruciore, irritazione, fastidio e dolore, conseguenza diretta dell’infiammazione della mucosa della faringe.
Diciamocelo, il mal di gola è tutto tranne che piacevole. Per fortuna, però, la natura ci regala alcuni rimedi in grado di dare un rapido sollievo grazie alle capacità benefiche: propoli, malva, salvia sono ormai piuttosto note e si trovano in tutte le preparazioni spray o in pastiglia in commercio. Hanno infatti una forte proprietà analgesica e disinfettante. Ma c’è un altro elemento che compare sempre più di frequente nella formulazione di questi prodotti. Un elemento altrettanto prezioso, ma quasi circondato da un’aura di mistero: la mirra.
Cos’è la mirra
Tutti ne abbiamo sicuramente sentito parlare – i Re Magi vi dicono sicuramente qualcosa – ma di fatto pochi sanno di cosa si tratti. Scopriamolo insieme.
“Mirra” viene dall’aramaico “Murr” e vuol dire “amaro”. È una resina preziosa, conosciuta già “dalla notte dei tempi” come profumo, incenso e medicamento. Gli egiziani la utilizzavano per l’imbalsamazione delle salme. Gli antichi greci e romani la adoperavano per disinfettare e cicatrizzare le ferite. Nell’antico testamento (Genesi 37:25 e Esodo 20:23) si cita spesso la mirra come profumo raro con proprietà disintossicanti.
E poi ci sono loro, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, e i loro scrigni colmi di doni preziosi per Gesù Bambino, come racconta il Vangelo di Matteo. Cosa portavano i Re Magi il giorno dell’Epifania? La risposta la sanno anche i sassi: oro, incenso e… mirra: tre doni dalle proprietà chimiche e dal significato differente per dare un buon augurio al piccolo Gesù.
L’oro è un metallo prezioso, fin dall’antichità simbolo della prosperità e della ricchezza, dunque di ottimo augurio. L’incenso invece è una resina dal colore giallo conosciuta anche col nome di olimbanum, se bruciato emana un particolare profumo, con proprietà anti-stress e anti-depressive.
E poi la mirra, ricavata dall’albero della Commiphora myrrha, conosciuta anche come Commiphora molmol, arbusto diffuso in ben 50 specie soprattutto in Africa – in Somalia, Sudan, nella Penisola Arabica e in molte altre zone – e in India.
I costituenti principali di questa resina sono, oltre agli oli essenziali, una serie di sostanze con nomi un po’ difficili da pronunciare, ma importanti dal punto di vista biologico: sesquiterpeni, chetoni, steroli, polisaccaridi e, i più importanti di tutti, i furanodieni (furanoelemani, furanoeudesmani, furanogermacrani). Sono infatti soprattutto i furanodieni che conferiscono alla mirra importanti proprietà analgesiche, anestetiche, antinfiammatorie, astringenti, disinfettanti ed espettoranti.
Grazie a queste caratteristiche la mirra risulta quindi molto utile nel trattamento dei disturbi infiammatori delle prime vie respiratorie.
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